La Saggezza: o l’arte del cucire

Si usano spesso termini come “saggezza”, “intelligenza”, “discernimento”, ma non ho mai trovato un filo conduttore che li chiarisse e unisse insieme nella maniera ordinata. Quindi ricominciamo da capo.

Il nostro mondo “tecnologico” si basa sull’assunto che la mente è superiore al corpo e nell’interpretazione erronea del concetto di “superiore” si basa il fraintendimento che ha dato vita alla follia collettiva in cui viviamo tutti.

Il Corpo è la prima cosa da cui si parte per vivere, dico la cosa più banale e riprendo le fila del discorso dall’inizio, nella speranza che i fraintendimenti siano i minori possibili. Senza il Corpo non c’è la possibilità di sperimentare la “vita” su questo piano di esistenza, pertanto tutta la nostra esperienza parte dal nostro corpo. Questo è importante sottolinearlo perché il rapporto mente-corpo è stato ribaltato nei secoli e ha generato molti mostri.

Dal Corpo parte questa nostra esperienza della vita, dalle sensazioni tattili che ci permette di provare, dai suoni, dagli odori, dalla vista, … Fin dalla nascita (e anche dal concepimento) immagazziniamo nella Mente dati sensoriali attraverso il nostro corpo. La Mente è un altro corpo che abbiamo, ma più esteso del corpo fisico, che lo permea e si allarga fin dove il pensiero riesce a raggiungere, per questo è così potente e così fragile allo stesso tempo. La Mente sarebbe l’energia vitale che permette al Corpo di muoversi, è il “Chi” della Medicina Cinese, l’energia che prende una forma definita grazie al contenitore a cui fa riferimento. Ecco perché spesso la Mente è equiparata all’Acqua e il Corpo alla Terra. Una mente senza un corpo non può agire nel mondo materiale, perché resterebbe semplicemente energia libera e non “attiva”, perché quell’energia si manifesti nel mondo materiale, ha bisogno di un veicolo, quindi di un corpo che la agisca.

Tanti secoli fa noi partivamo dal Corpo per fare l’esperienza della vita e mai ci eravamo posti il problema che potesse essere diversamente, pensavamo nel petto, la parte intorno al Cuore era identificata come la Mente. Da questo sentire si è formata la nostra cultura umana, inizialmente tramandata in forma orale e poi in forma scritta, tramite segni grafici evocativi, poi la scrittura via via sempre più razionalizzata, e infine i libri. Tutto inizia dal Corpo, che vive nel mondo e delle esperienze del mondo, la Mente invece ricapitola, fa un concentrato delle esperienze fatte, le mette insieme e ne trae fuori un succo nutriente che è la cultura che scegliamo di tramandare alla prossima generazione.

Questo nei tempi antichi era un processo naturale, perché lo Spirito di quel tempo non richiedeva una forte individuazione, come Quello di questo tempo. Quando le cose sono cambiate, circa 3000 anni fa, è successo che lo Spirito del tempo ha modificto le sue derminazioni essenziali, spingendoci via via verso un movimento di individuazione personale. Da quel momento in poi, a poco la scrittura è stata utilizzata per trasmettere sempre maggiori informazioni, sempre più sofisticate ed “astratte” (cioè meno riferite al Corpo). Questo processo è proseguito nei secoli, con la sempre crescente adorazione per la Mente e la “Ragione”, si è cominciato a dire che il Corpo veniva “dopo”, che con la Mente si poteva raggiungere tutto, nonostante gli Antenati che hanno iniziato la nostra cultura Occidentale ci avessero dato delle chiare indicazioni su come applicare la Mente, su come non smarrirci nei dedali dei mondi immaginati. Una generazione dopo di Essi, erano già inascoltati e fraintesi, e da lì si è capovolto l’ordine delle cose.

Nella Medicina Cinese si dice che il Cuore è l’Imperatore e la Mente è il Primo Ministro, questo indica chiaramente che è il Cuore in comando della nostra esistenza, se vogliamo che sia in armonia con le leggi della Vita. Dopo aver fatto esperienza col Corpo, si può usare la Mente per creare il “succo” di ciò che abbiamo appreso. Questo è il modo giusto. Da questo punto di vista è possibile dire che la Mente è “superiore”, nel senso che è un livello più “raffinato” di consapevolezza, che ci permette di elevarci e riconoscere Chi Siamo. Ma “raffinato” qui non indica un metro di giudizio, semmai solo una scala di rarefazione delle energie. La Mente essendo più “sottile” del Corpo è un veicolo più potente SOLO DOPO che si abita pienamente il Corpo, altrimenti diventa lo strumento verso la propria rovina. Infatti, una mente che “crede” di poter vivere senza il corpo (cosa non possibile) porta chi la segue lungo la strada della follia: in un infinito labirinto di specchi senza uscita e senza senso.

Il senso delle “cose” lo può dare solo il Corpo, in quanto le “cose” risuonano con la materia, di cui solo il corpo è fatto e solo attraverso il Corpo un oggetto o un’azione acquisisce un senso e una destinazione d’uso. Altrimenti si finisce a vivere nel mondo dell’immaginazione, che come ho detto, è possibile visitare soltanto se la Mente è ben attaccata al Corpo, altrimenti diventa follia.

Faccio un esempio. Il canto nei secoli è andato peggiorando sempre di più, rispecchiando fedelmente questo processo di eccessiva “mentalizzazione” che stiamo attraversando. Nei tempi antichissimi non esistevano strumenti musicali, l’unico strumento era la voce umana, che era in grado di esprimere tutta la pienezza della vita interiore sentita dall’Uomo e di evocare tutte gli stati di coscienza estatica che ci collegavano con il Divino. Successivamente la nostra Mente si è andata sviluppando, e abbiamo “inventato” degli strumenti che riproducevano alcuni suoni che ci piacevano, suoni che anche la nostra voce era in grado di emettere, infatti ciò che possiamo udire possiamo anche riprodurre (anche se adesso ci può sembrare impossibile, ma la nostra Laringe è strettamente legata al nostro Orecchio)1. Andando avanti nel processo, gli strumenti sono diventati sempre più complessi e la voce umana si è “ridimensionata” sempre di più, anche se ora non ce lo ricordiamo. Poi, arrivando ai tempi antichi, esistevano i cantori: ne bastava solo uno per riempire di suono e di senso una comunità radunata insieme per un rito e per trasportare le coscienze di tutti verso le estasi divine. Poi, nei secoli successivi, i cantori sono stati accompagnati dagli strumenti, poi ancora dopo abbiamo iniziato a “scrivere” la musica, siamo arrivati a questo punto al Medioevo (periodo molto vasto che dura 1000 anni e che comprende più periodi evolutivi), e da qui i cantori sono diventati “musicisti”, il canto si è sempre più “rimpicciolito”, il cantante ha avuto sempre più bisogno di strumenti, sono nate le composizioni musicali a più voci perché ormai la singola voce non era più in grado di riprodurre il mistero dell’Esistenza, e si sono aggiunti gli strumenti e più voci. Così sono nati i canti gregoriani e poi le musiche orchestrate, prima da camera e poi da sala-concerto. E sempre più, ad ogni passo, la voce umana ha perduto il ricordo di se stessa e delle sue potenzialità. Così come noi abbiamo via via perduto il collegamento con il Divino dentro di noi.
Questo è esattamente quello che è successo a noi tutti. Il rapporto distorto che abbiamo con la Mente rispecchia fedelmente questo esempio.

Quindi il primo passo da fare è rimettere in ordine la Mente e il Corpo: prima viene il Corpo e le esperienze fatte, senza giudizio mentale, sono solo esperienze, DOPO viene la Mente e il suo lavoro di “estratto”, di creare quel succo che serve per migliorarmi costantemente, o come dicevano gli alchimisti per raffinarmi e trasmutarmi da grezzo piombo in oro.

E da qui possiamo passare al “discernere” e alla “saggezza”.

Se la Mente compie il suo lavoro quando le è richiesto, essa non interferisce con le esperienze del Corpo quando non è il suo momento (le esperienze vanno fatte! E dopo si può decidere se rifarle, modificarle, “rivederle” alla luce del succo concentrato della Mente, che ci fa vedere una nuova prospettiva evolutiva). A questo punto si sta sviluppando l’Intelligenza, cioè la capacità di “discernere” tra una cosa e un’altra, di vederci più chiaramente proprio con l’occhio della Mente e non solo con gli occhi fisici. Grazie al profondo radicamento che l’esperienza fatta nel Corpo genera, la Mente può compiere il lavoro di “estrazione del succo dell’esperienza” e noi-Anima nutrendoci ogni giorno di quel succo, riusciamo a “spiritualizzarci” spempre di più, diventando ogni giorno esseri più “sottili” e “luminosi” e ritornando a ricordare la nostra Vera Fonte e origine. Ma questo solo SE la Mente lavora al suo posto, poco e ogni giorno.

Come insegnava Pitagora nella sua Scuola, il lavoro più importante che è richiesto alla Mente è la sera prima di addormentarci e la mattina prima di alzarci dal letto: in quei momenti va ricapitolata la giornata precedente, riviste le azioni che si sono fatte e considerate le scelte, se ci sono piaciute o meno, se tenerle o meno, e fare un piano grazie all’esperienza fatta ieri, con i nuovi propositi per la giornata di domani. La mattina prima di alzarsi, rivedere questi propositi e poi buttarsi nel mondo e vivere fidandoci che essi rimarranno con noi e agiranno in qualche modo attraverso di noi. E “buttarsi” è la Parola Chiave per vivere, non “pensare”.

Così si coltiva l’Intelligenza e si cura il Discernimento, che infine faranno sbocciare in noi la Saggezza. L’importante è non giudicarsi nel mentre si agisce, quel genere di giudizio non serve a niente, anche se viviamo nell’illusione che sia così. L’unica cosa che serve è l’arte di coltivarCi, coltivare ogni giorno la nostra Intelligenza così che darà i frutti del Discernimento, sempre più prelibati e deliziosi, sempre più sottili e profondi. E’ solo così che il “giudizio” acquisisce il suo senso originario ed evolutivo per noi, se applicato nei momenti di discernimento, è così che non ci affosserà più nel pozzo nero del costante flagellamento interiore.

Siccome siamo rimasti ben saldi e radicati nel Corpo, durante questo processo di “distillazione” della nostra mente, non abbiamo mai perso il contatto con il nostro sentire profondo e con il nostro Cuore. Questa è la chiave per non perdersi nei mondi mentali e nelle infinite vie labirintiche dell’immaginazione, infatti se siamo in grado di agire senza aver bisogno di pensare (si può pensare dopo e prima ma mai durante), possiamo stare sempre in ascolto del nostro senitre più profondo, che ci guida costantemente nella giusta direzione, illuminati dalla luce Divina che risplende attraverso il buon uso che abbiamo fatto della Mente, anch’essa diventata via via sempre più “pulita”, chiara e trasparente, e che ci permette di lasciar passare le intuizioni dal Divino, cioè dal profondo.

Quando il Discernimento opera in associazione con il sentire del Cuore, ed opera nel momento Presente, stiamo sviluppando la Saggezza. Stiamo ricucendo le parti del nostro essere in maniera adeguata e stiamo ritrovando ordine, senso e soddisfazione nell’esistenza.

L’Intelletto è una lama sottile che divide e che noi rendiamo sempre più affilata con la nostra breve e giornaliera auto-critica (una volta la mattina, una volta la sera) e il Cuore è il filo che unisce i vari pezzi e ci permette di sentirli tutti insieme (come dice Amma). Noi vivendo nel modo giusto, impariamo l’arte del cucire noi stessi e ricrearci ogni giorno sempre migliori e sempre più veri.

Il nostro compito in questo momento storico è quello di imparare di nuovo ad applicare la Mente nel modo che le è consono (restando consapevoli che il Corpo viene “prima”) e via via auto-distillarci, in maniera tale che ogni giorni siamo sempre più consapevoli, sempre più presenti al nostro sentire, sempre meno spaventati o arrabbiati. Finché un bel giorno siamo in grado di agire nel presente senza pensare, cioè di agire restando presenti a noi stessi e senza sentire i dolori del giudizio o dell’incertezza o della paura addossati all’azione che stiamo compiendo. L’azione è pura. Come dicevo, si può pensare prima o dopo, ma mai durante, altrimenti non siamo noi a compiere quell’azione ma le nostre paure e angoscie, che sono attccate a quei pensieri, e questa è la cosa peggiore che ci possa succedere.

  1. https://www.istitutomodai.it/la-ricerca.php ↩︎

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