La mitologia in cui viviamo oggi

E’ inevitabile vivere all’interno di una mitologia, poiché l’essere umano per sua natura vive di storie, che danno un senso alla vita e alle sue azioni, esse sono dei collegamenti mentali, che ognuno di noi fa per unire insieme i fili degli avvenimenti della vita. Ognuno di noi, cioè, tesse una trama del senso della vita che sta vivendo, questo è ciò che si definisce interpretazione dei fatti. Quando si arriva ad avere uno sguardo puro sulla Realtà, si riesce a scegliere la mitologia di cui vogliamo essere parte, perché in questo mondo delle forme è inevitabile scegliere una strada.

Siamo tutti a conoscenza della teoria della relatività di Einstein, dove il tempo e altri fattori, come la velocità o la gravità, non sono quantità oggettive, come siamo stati abituati a credere; ma quello di cui non ci rendiamo conto è di come la nostra percezione di giorni, mesi, anni sia anch’essa estremamente relativa e non una realtà oggettiva.

“Il tempo, come noi lo concepiamo, venne alla luce per noi in un periodo ben definito, infatti fu definito all’incirca 2500 anni fa. Il tempo esisteva anche prima di quell’epoca, ma era fondamentalmente diverso da quello che oggi concepiamo.”
Peter Kingsley

Il tempo è qualcosa di ineffabile, anche se tutti ne abbiamo un’interpretazione, che nei secoli si è modificata. Le ultime scoperte della Fisica ci raccontano che il tempo è una variabile non locale, descrivendo quindi l’Universo come un’immagine della Coscienza che siamo. E quindi oggi ritorniamo a vedere il tempo com’era concepito dai nostri antichi antenati, come un fiume circolare che si ripiega ancora e ancora su se stesso e che non porta da nessuna parte, se non si conosce la strada per la nostra interiorità.

Noi abbiamo creato il mito del tempo in cui viviamo, non è una realtà oggettiva. E se qualcuno dice che l’universo è vecchio milioni e milioni di anni, potete anche credergli se volete, ma prendete questa informazione con le pinze, perché non si può utilizzare il pensiero in questo modo.

Questo è quello che ci avevano insegnato i nostri antichi Antenati: non si può utilizzare il pensiero in questo modo.

Così si finisce solamente per proiettare il nostro concetto moderno di tempo (collegato alla luce del giorno) su qualcosa che è molto molto distante da tutto questo.
Tutto questo non è solamente molto antico, è anche molto nuovo.

(nascita di Athena dalla testa di Zeus. Dea Metis sulla destra)

Bisogna essere in grado di riportare questo antico sentire qui, nella cultura in cui viviamo. Non c’è molto altro che ad oggi è così importante fare, come il creare un nuovo contenitore per l’antico che è in noi e che in ogni epoca si rinnova nella forma, rimanendo sempre uguale a se stesso.

Nell’immagine ho scelto una mitologia che ci abita tutt’oggi, quella di Zeus (diventato infine il dio padre-padrone) che mette al mondo Athena dalla propria testa, apparentemente senza il coinvolgimento di nessun essere di natura femminile. Questo mito è distorto, come tutti i miti che viviamo oggi, ed è figlio di un mito molto più antico, in cui Zeus vive in armonia con le altre forme del Divino, nell’immagine ha davanti a sé la Dea Metis, dea della spiritualità antica1 . Il mito antico è stato modificato, raccontando che Zeus, per possedere un potere che non ha, “ingloba” all’interno del proprio corpo divino la Dea (la mangia), perché Ella rappresenta un potere che Egli non è in grado di controllare. Dopo questa “unione” il dio partorisce dalla testa2 Athena, che è la Dea Metis edulcorata e pronta per rappresentare il nuovo cambio di mitologia (o “cambio di narrativa”).

La dea Athena infatti sovrintende al pensiero e all’ingegno, così rimane un’eco dell’antica Metis, che per sua natura non può essere inglobata e manipolata, perché Metis è la Dea che trova la strada quando non ve ne sono, è colei che timona la nave nella tempesta, e che guida il cuore del timoniere a compiere delle azioni impossibili e inaspettate per raggiungere la riva – solo se il timoniere ha un cuore aperto per ascoltare i segreti dell’ignoto. Così è descritta Metis da Omero. Athena, quindi, viene presentata come “figlia” di Zeus, felicemente assoggettata al potere paterno e patriarcale del nuovo pantheon greco, e non più direttamente connessa con il divino, se non tramite la concessione della figura di Zeus-padre.

C’è da notare come la mitologia degli ultimi 8000 anni di storia umana sia via via improntata all’uso della violenza e della coercizione per affermare un principio sopra un altro. Quello che potrebbe stare in armonia con il suo opposto, viene spinto a sopraffare o a ingannare3, pur di restare unico vincitore dello scontro. Questa è la mitologia in cui viviamo oggi, e questo è quello che nel mio lavoro viene chiamato movimento sistemico, cioè un modo di fare che nel tempo mette radici e acquisisce una propria coscienza e volontà di azione, e che si trasforma in una coscienza a sé stante, che “vuole se stessa”, cioè che vuole continuare a esistere. Come una pianta che è stata seminata 8000 anni fa e che non è stata tenuta sotto saggio controllo, adesso è diventata troppo grande o troppo estesa per poter essere controllata o compresa nella sua interezza…

Adesso, in questo tempo, la scelta che ci si pone davanti è soltanto quella di “mollare” la lotta contro quella forza diventata più grande di noi, e ritornare a rivolgerci verso l’unico luogo sacro della nostra esistenza: il nostro intimo. Quel luogo che non frequentiamo da tanto tempo. Questo è il movimento che siamo chiamati a fare. Nel muoverci verso l’interno, nell’andare a trovare la strada verso le nostre profondità, generiamo in noi la volontà di creare Luce e Spazio all’interno di noi stessi, e così ritroviamo la strada di Casa.

Questo movimento, se coltivato con amore e dedizione, porta frutti meravigliosi e unici, che sono in grado di saziarci e toglierci finalmente quella fame/sete atavica che sentiamo da tante e tante ére…

E’ un viaggio in quel luogo senza tempo, in cui siamo sempre noi che creiamo la situazione che ci spinge a modificare noi stessi.
Come un serpente che si morde la coda.


NOTE:

  1. La Dea Metis fa parte dell’antica mitologia Mediterranea e Mediorientale, è la Dea della capacità di trovare modi dove sembra non ve ne siano, ed è la Dea che guida chi è alla ricerca del cammino perduto, a trovare quel passaggio nascosto che permette di ritrovare la strada perduta. Nella spiritualità antica non era presente la divisione tra “positivo” e “negativo” in cui viviamo ora, e che associamo alle qualità di “giusto” e “sbagliato”. La concezione della vita era qualcosa di molto diverso da quello a cui saremmo abituati a vedere oggi. La mitologia attuale è nata pian piano, con la spinta all’identità individuale ha avuto il primo germoglio e via via nelle epoche è stata sempre più distorta, già i Greci antichi (e non arcaici) avevano un ricordo appannato di quei simboli. Infine i due millenni di religione cattolica hanno definitivamente macchiato la superficie dello specchio, così che adesso l’unica cosa che riusciamo a vedere, partendo dai nostri presupposti, è solo un eterno giudizio mentale su ogni piccolo cavillo che riusciamo a ritagliare dall’immaine di noi stessi. Nel XI secolo, ad esempio, gli ecclesiasti sentirono il bisogno di associare il senso di colpa al concetto di “peccato”, ottenendo come logica conclusione che chi sbaglia si deve sentire in colpa. In un passato, invece, la vita era considerata come un flusso continuo di esperienza, si potevano fare cose nella legge o cose fuori dalla legge (sociale o divina), ma questo non cambiava il valore intrinseco di una persona (cioè non cambiava come quella persona si sentiva rispetto a se stessa), ciò che cambiava era la profondità a cui si sceglieva di vivere. ↩︎
  2. La simbologia del maschile che partorisce dalla testa ha radici arcaiche e, nella sua forma funzionale, sta a indicare il movimento del maschile che è uguale e complementare a quello del femminile (movimenti entrambi presenti in ognuno di noi); dove il femminile porta fuori dal basso, nel movimento di incarnazione nella materia, che è il primo movimento che tutti dobbiamo compiere, il maschile porta fuori dall’alto, nel movimento di discernimento verso l’alto, che segue e completa il movimento partito dal femminile. ↩︎
  3. Ed ecco che la Dea Metis prende i connotati dell’ingannatrice e della raggiratrice, in una nuova cultura in cui la reverenza verso il grande Mistero è stata dimenticata. ↩︎

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