L’Urlo esistenziale

Tutti siamo traumatizzati. E’ un dato di fatto che può essere soltanto accettato, l’inizio di questa situazione è stato quando abbiamo provato una sofferenza così forte che abbiamo detto “è troppo” e dopo abbiamo fatto la scelta (molto spesso inconsapevole) “non voglio mai più soffrire così”. Con l’intensità di questa scelta si è generata una situazione per cui ci si accartoccia su se stessi, il Cuore si copre e piano piano si chiude, ricoperto lentamente dai detriti che abbiamo lasciato sedimentare sopra di lui, senza più preoccuparci di spazzarli via, di sentirli, di prendercene la responsabilità, perché la scelta di “non soffrire” implica la scelta di “non sentire”.

L’urlo, Edvard Munch

Significa scegliere di non sentire più con il Cuore, quindi anche la Gioia, l’Amore, la Compassione non riescono più a vibrare nel Cuore e non riescono più a far vibrare con la loro musica tutto il nostro Corpo. Il Corpo continua a funzionare biologicamente, la nostra attenzione si è via via spostata nella Testa, abbiamo chiesto (spesso inconsapevolmente) alla mente di “aiutarci”, di dirci cosa fare, di prevedere cosa succederà in modo da “essere sicuri” di non fare più quello sbaglio, di non passare più in mezzo a quel terrore che abbiamo deciso di non sentire “mai più”.
E così la nostra storia di Esseri Umani è cambiata, così abbiamo scelto di diventare sempre più pietrificati, in una forma che apparentemente ci è sembrata stabile e ci ha dato sicurezza, ma che realmente è un ostacolo al vivere, all’esprimersi, al sentire, al gioire e al godere della Vita, della pioggia sulla pelle, del Sole sulla faccia mentre passeggio una mattina di primavera, dei piedi bagnati in riva al mare.


Non sentire nel Corpo quel grido di esultanza che la Vita E’, non è solo un peccato, è anche una sofferenza atroce che infliggiamo alla parte più profonda di noi stessi, perché i Doni Divini se non accettati si trasformano naturalmente nel loro contrario. E’ così che dentro di noi si è generata una voce che grida sconcertata (come nel famoso quadro di Munch), quasi può sembrare di non avvertirla, ma ogni nostra cellula la sente, ne è scossa e deve fare in modo di sopravvivere a questo costante attacco snervante di dolore, che giorno dopo giorno la pervade. E’ un po’ come abitare accanto a un cantiere in cui si usa in continuazione il martello pneumatico, tutto il giorno, incessantemente, la notte passano alla fresatrice, ma il fastidio è ancora quello.


E allora si inizia a capire che l’unico modo per tornare a una vita naturale, al sentire e al godere del proprio Corpo, è quello di riconnettersi con il proprio sentire del Cuore, pian piano risollevando ogni strato di polvere che vi si è sedimentato sopra. E’ un lavoro difficile che dà un risultato più grande di tutta la fatica che richiede, e che chiede un prezzo equo: la nostra maschera (quella che oggi chiamiamo “vita”). Quella “vita” è il prezzo da pagare. Quella maschera deve bruciare nel sacro fuoco della Verità. E ciò che si scoprirà dietro è sempre un mistero e una Meraviglia e la gioia più grande che esista al mondo: Me stesso.


La Gioia infinita di essere in contatto con il vero Me stesso è il dono più grande che ci possiamo fare in questa vita, o nelle prossime.


Auguro a tutti di poter scegliere questo cammino. 🌻🌺🐚🌿

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