
(tratto da: Jordi Cañellas, Cuaderno Botánico de Flores de Bach)
Sin dalla Preistoria, l’essere umano ha avuto bisogno di conoscere l’ambiente in cui viveva per poter essere in grado di sopravvivere. Tale necessità ha sviluppato una grande capacità di osservazione della Natura e delle sue forme; prima ancora dell’utilizzo delle capacità analitiche, l’essere umano ha sempre dato la precedenza all’analogia per trovare similitudini tra i minerali, vegetali, animali e funghi rispetto alla propria struttura anatomica umana. La ricerca di nuovi alimenti e medicine, che gli consentissero di adattarsi meglio e quindi di sopravvivere, è sempre stata una delle attività principali della nostra storia.
Il tentativo di comprendere la Natura e di scoprire le proprietà curative degli altri esseri viventi attraverso l’osservazione della loro struttura, è ciò che viene conosciuto con il nome di segnatura. Fu Paracelso il primo maestro a noi noto abile in queste arti, nel XVI secolo. I suoi scritti riguardanti la segnatura vegetale vanno molto al di là della semplice osservazione botanica, infatti si mescolano con le sue vaste conoscenze alchemiche, astrologiche e di classificazione delle piante secondo i quattro elementi della Natura (aria, acqua, fuoco, terra).

Ogni segnatura è un simbolo, segnale o firma che è tipica di un determinato tipo di vegetali (o altri esseri viventi) e che ci è utile per conoscere le sue proprietà interne, in modo da poterle utilizzare per trovare una cura. La lettura di questi segni si realizza solo e semplicemente per mezzo del pensiero analogico.
Lo studio della segnatura può (e deve) essere legato alle conoscenze che la Botanica e le Scienze moderne ci hanno portato con l’utilizzo del pensiero analitico. Qui vogliamo dimostrare che lo studio della segnatura è sempre attuale e che, quando si posseggono le chiavi per decifrare il linguaggio simbolico, esso può essere tradotto in linguaggio umano comune.
Ci concentreremo maggiormente sui Fiori di Bach, poiché questi ci offrono l’opportunità di leggere la segnatura e confrontarla con le ben note proprietà terapeutiche dei Fori di Bach. Inoltre si conoscono molto bene le specie, anatomia, geometria e caratteristiche dei Fiori di Bach, così come si sa che questi segni non sono casuali, ma si riferiscono a degli aspetti geometrici ed energetici “sottintesi”, che condizionano tali caratteristiche. Anche nella moderna scienza si sa che una pianta ha una certa forma per svolgere al meglio una determinata funzione, così come una foglia è larga ed estesa per riuscire a catturare al meglio la radiazione solare.

Quando ingeriamo un’essenza floreale entriamo in contatto con uno spirito vegetale, con la sua ragione d’essere, con i suoi doni più elevati, che risanano il nostro essere ed elevano la sua condizione. Allo stesso tempo, imparare il linguaggio simbolico delle piante ci permette, leggendo la segnatura, di comunicare con il Regno vegetale, senza che ci sia l’immediata necessità di sviluppare una percezione straordinaria, come quella che ebbero Paracelso, Edward Bach ed alcuni curanderos, che furono e sono in grado di riconoscere le proprietà dei vegetali soltanto utilizzando la propria grandissima sensibilità. Anzi, tale studio può, nel tempo, portare a risvegliare in noi le nostre capacità più nascoste e sopite, e a mettere in luce il nostro Sé più profondo.
L’unica regola fondamentale per approcciarsi allo studio della Segnatura è che ogni pianta (perché inizialmente ci occuperemo di questo) deve essere studiata come un essere unico e indivisibile nelle sue parti, in altre parole tale studio deve essere approcciato in maniera olistica. Per fare questo, bisogna riunire anche i vari e diversi studi che sono stati fatti sulle Piante, nelle diverse aree del sapere umano (cromoterapia, simbologia, botanica, farmacia, chimica, geocromoterapia, sapere popolare, geometria, floriterapia, psicologia, ecc…). Quando si sarà riunito tutto all’interno del proprio campo di attenzione, si riuscirà a conoscere qual è il dono che la pianta incarna e che è pronta a offrirci. Quella sarà l’essenza che vibrerà dentro di noi e che riporterà il nostro stato energetico a uno stadio di armonia, il quale era stato momentaneamente perduto, a causa delle circostanze della nostra vita attuale.
Il codice primario nell’analogia vegetale-umana:
La radice, simbolo dell’inconscio.
Le radici si infilano sotto terra, penetrando nell’oscurità. Da lì assorbono l’acqua e i minerali, sostenendo la pianta e in alcuni casi accumulando grandi quantità di nutrimento sotto forma di amido. Le radici inoltre prendono parte a numerose relazioni di simbiosi con altri esseri viventi, come ad esempio i batteri nitrificanti, le micorrize o associando la pianta a una o più specie di funghi. Questa collaborazione permette alla pianta di avere accesso a molti più nutrienti e di utilizzare la fitta rete formata dai funghi per estendersi molto al di là della lunghezza delle sue radici. In cambio il fungo si nutre di una minima parte dell’amido prodotto dalla pianta, poiché esso non facendo la fotosintesi non è in grado di produrlo autonomamente. La rete sotterranea di radici e funghi tiene uniti e in comunicazione molti individui della stessa specie e anche di differenti specie, cosa che permette una migliore redistribuzione dei nutrienti fra gli individui, riequilibrando gli eccessi di produzione di alcuni con la carenza di altri. Questa sinergia permette la sopravvivenza anche di piante nate in terreni poco favorevoli per le loro caratteristiche.
In generale le funzioni principali delle radici sono: sostenere, assorbire, connettere e accumulare.
Sostenere: è indispensabile che la radice tenga fissa e stabile una pianta sia per il suo sostegno sia per il nutrimento. Quando un seme germina, si manifestano due polarità, una che penetra verso il basso e l’oscurità, attratta dalla gravità e una che tende verso l’alto, attirata dalla luce. La radice farà quindi da controparte alla parte aerea della pianta, sostenendone il peso.
Dal punto di vista analogico, anche le persone possiamo essere ben radicate, “con i piedi ben piantati per terra” e quindi centrati nel momento presente, oppure “essere con la testa fra le nuvole”, lontani dal suolo e dalle proprie radici (come ad esempio nel caso della simbologia del Fiore di Bach Clematis). Chi ha poco contatto con la terra in genere soffre di un eccesso di aria, che è analogica con un eccesso di mente (la testa si trova più vicina al cielo rispetto al resto del corpo), che può comportare una tendenza a vivere nella propria immaginazione proiettata nel futuro (nel caso di Clematis) o a regredire in un passato idealizzato (nel caso di Honeysuckle). Questo fa sì che ci si allontani dalla realtà quotidiana, legata all’esperienza di vita, e che si perdano alcune delle difese energetiche che nel presente siamo ben in grado di mantenere. Infatti è l’energia del presente, percepita come “attorno a noi”, quella che ci ricarica e riequilibra il nostro stato energetico: delle buone radici sono in grado di assorbire energia in caso di carenza o di rilasciare l’eccesso. Ogni sforzo rivolto verso la luce è supportato dallo sviluppo di profonde radici, più forti e profonde esse sono e più alta e grande sarà la nostra chioma.
Assorbire: acqua e sali minerali (questi ultimi fanno parte dell’elemento terra). Nel linguaggio analogico l’acqua è sempre associata con i pensieri e l’energia, e la terra al corpo, alla materialità e a ciò che è manifesto (lo specchio). Essi sono l’origine della struttura e nutrimento di ogni essere vegetale. L’acqua sotterranea corrisponde ai pensieri nascosti, legati al subconscio e ancor più in profondità all’inconscio, dato che l’assenza di luce è simbolo dell’incosciente (sia come “inconscio” che come “non conosciuto”). Per questo motivo avere delle buone radici profonde ci permette di assorbire l’energia della terra, della vita, e di poter avere a disposizione molta energia (vitalità), che ci permetterà di trasmutare la materia (sali minerali) in parti del nostro operato (corpo vegetale).
Connettere: se consideriamo che l’oscurità, in cui vive la radice e da cui trae nutrimento attraverso l’acqua e i sali minerali, corrisponde all’inconscio, le connessioni nel sottosuolo tra individui di una stessa specie possono rappresentare la “radice comune” a cui ogni specie si riferisce per definire la propria identità e comportamento differenti da ogni altra. Così le radici possono anche simboleggiare la connessione con il nostro passato ancestrale, a livello di specie, e più in grande la relazione con ogni essere vivente, sempre restando a un livello incosciente.
Accumulare: l’amido è una sostanza utilizzata dalle piante come riserva per superare i periodi di scarsità di nutrimento. Esistono radici rapiformi (a forma di rapa) o con tubercoli radicali che sono fatte per accumulare acqua insieme a zuccheri (glucosio). Analogicamente possono essere viste come riserve energetiche per i periodi freddi (anche di freddo emozionale) o di siccità (anche affettiva, creativa, …). Tali riserve vengono prodotte da un eccesso di glucosio, lo zucchero che viene sintetizzato durante la fotosintesi grazie alla luce (coscienza), all’acqua (emozioni) e all’anidride carbonica (pensieri). La consapevolezza di determinate emozioni e pensieri può creare intense esperienze che possono venire immagazzinate per essere usate in tempi più sfavorevoli, in cui regna la monotonia, lo scoramento o il disamore, come veri e propri momenti di “illuminazione” che non vengono dimenticati e che spesso riescono a condizionare positivamente la nostra vita (può anche esserci un’accumulazione di emozioni “in eccesso” che non siamo riusciti a processare). Non va dimenticato che i tubercoli sono l’origine delle future piante, come a dire che le esperienze passate condizionano le situazioni future. Anche la relazione con la famiglia d’origine, con il passato e con il karma corrispondono con le radici vegetali, essendo in analogia con le nostre radici umane. Va sottolineato che questa energia accumulata nelle radici non sarà solo positiva, anche le energie negative che non riusciamo a elaborare, i traumi, passeranno al regno dell’inconscio e diverranno un tipo di energia accumulata che condizionerà la nostra vita, in una forma negativa e non funzionale.
Il fusto, simbolo di come siamo.
La foglia, simbolo di come ci manifestiamo.
Il fiore, simbolo di cosa pensiamo.
Il frutto, simbolo di cosa materializziamo.
I colori e la loro corrispondenza.
La struttura e le dimensioni.
per approfondimenti:
Jordi Cañellas, Cuaderno Botánico de Flores de Bach